Ottobre 11, 2022
L'articolo parla di: Green Economy
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  • Tassonomia verde: che cos’è e quali sono gli obiettivi

Il 1° gennaio di quest’anno è entrata in vigore la Tassonomia Verde. Se la discussione in corso si è focalizzata sulla questione relativa all’inclusione di gas e nucleare al suo interno, occorre precisare che la sua portata va ben oltre la stessa. Dalla sua definitiva approvazione, infatti, può derivarne uno spostamento ingente di risorse da un settore economico all’altro, con conseguenze di vasta portata, sotto vari aspetti.

Andiamo quindi a vedere nel dettaglio cosa si cela dietro questo astruso termine in modo da capirne le possibili implicazioni per il nostro futuro.

Tassonomia verde: premessa

Anche gli investimenti, in un momento storico come l’attuale, devono rientrare in un’ottica di sostenibilità. Il problema che si pone, però, è da ravvisare proprio nella definizione di questa sostenibilità, in cui entrano in gioco molti attori con contrapposti interessi.

In particolare, nel marzo del 2018 è stata l’Unione Europea a iniziare i suoi lavori tesi a dare una definizione di ciò che può rientrare a pieno titolo nella finanza sostenibile. Ne è derivato l’Action Plain on sustenaible finance, un vero e proprio corpo di regole che deve portare infine al varo di un’economia in grado di ridurre il proprio impatto sull’ambiente.

Sinché si resta sul vago, o meglio sulle parole, tutti sono pronti a dichiararsi a favore di questo ambizioso piano. I problemi iniziano nel momento stesso in cui i vari commensali seduti al tavolo della trattativa devono pagare il conto, il quale si presenta molto salato: 180 miliardi all’anno. A tanto ammonta il prezzo per una transizione all’economia low carbon. Una cifra gigantesca per la quale non bastano i capitali pubblici, i quali devono essere quindi affiancati da quelli privati. A fornire questi ultimi dovrà essere proprio il mondo della finanza, cui spetta il compito di orientare le risorse verso obiettivi di sviluppo economico non dannoso a livello ambientale.

Cos’è la Tassonomia Verde

Entrando più nel concreto, quindi, possiamo dire che la Tassonomia Verde dell’UE è la serie di regole cui è affidato il compito di guidare gli investimenti privati verso la neutralità climatica entro il 2050. In particolare, ha lo scopo di contribuire a migliorare i flussi monetari verso le attività sostenibili in tutta l’Unione europea, spingendo di conseguenza gli investitori in direzione di tecnologie e imprese più sostenibili.

Inteso come uno strumento di trasparenza basato su criteri scientifici destinato alle imprese e agli investitori, cerca di elaborare un linguaggio comune che gli investitori potranno usare indirizzando così i propri soldi verso progetti e attività economiche in grado di evidenziare significative ricadute positive sul clima e sull’ambiente. Al tempo stesso provvede a introdurre obblighi di informativa per le società e i partecipanti ai mercati finanziari.

La classificazione della Tassonomia Verde non va a determinare se una data tecnologia possa fare parte o meno del mix energetico degli Stati membri, ma si prefigge come scopo la presentazione di tutte le soluzioni possibili in grado di accelerare la transizione verso la realizzazione degli obiettivi climatici.

Gli scopi che si prefigge la Tassonomia Verde sono in particolare:

  • la creazione di un quadro sicuro per gli investitori, pubblici e privati;
  • il contrasto nei confronti della pratica sempre più utilizzata del greenwashing, tesa a presentare per sostenibili attività e prodotti che tali non sono;
  • l’indirizzare degli investimenti verso modelli produttivi più rispettosi nei confronti dell’ambiente.

La normativa in materia di tassonomia ambientale

Per quanto concerne il Regolamento in tema di Tassonomia Verde, la Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea lo ha pubblicato il 22 giugno del 2020, con conseguente entrata in vigore il successivo 12 luglio. Al suo interno si indicano le basi per la Tassonomia dell’UE stabilendo in particolare le quattro condizioni generali che un’attività economica deve essere in grado di soddisfare al fine di poter qualificare in termini di sostenibile da un punto di vita meramente ambientale.

Il Regolamento va in pratica a definire le basi per la Tassonomia dell’UE stabilendo in particolare tre condizioni generali che un’attività economica deve essere in grado di soddisfare al fine di potersi qualificare come eco-sostenibile:

  1. riuscire a fornire un “contributo sostanziale” ad almeno uno dei seguenti sei obiettivi ambientali: mitigazione del mutamento climatico, adattamento ai cambiamenti da esso prodotti, utilizzazione sostenibile e protezione di acqua e risorse marine, transizione verso il varo dell’economia circolare, attività di prevenzione nei riguardi dell’inquinamento e suo controllo, tutela e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;
  2. rispondere al principio “Do not significant Harm” (DNSH), ovvero non arrecare danni di rilievo ad obiettivi ambientali;
  3. lo svolgimento nel pieno rispetto di garanzie sociali minime, in particolare quelle indicate dalle linee guida dell’OCSE e dai vari documenti prodotti dalle Nazioni Unite.

Lo stesso regolamento è poi stato sottoposto ad una serie di modifiche tramite atti delegati i quali, rispondono alla necessità di correggere da parte della Commissione l’elenco effettivo delle attività sostenibili, in particolare procedendo alla definizione dei criteri tecnici per ciascun obiettivo.

Un compito che la Commissione ha portato avanti proponendo in particolare le seguenti modifiche:

  • la Comunicazione intitolata “Tassonomia dell’UE, rendicontazione sulla sostenibilità aziendale, preferenze di sostenibilità e doveri fiduciari: indirizzare la finanza verso il Green Deal europeo”, mirante alla trasmissione di messaggi chiave sul modo in cui la finanza sostenibile può facilitare l’accesso ai finanziamenti riservati alla transizione energetica. In particolare, questo documento è basato sulla relazione relativa alla finanza di transizione adottata dalla piattaforma sulla finanza sostenibile nel marzo del 2021;
  • l’atto delegato del 6 luglio 2021, con il quale la Commissione ha provveduto ad integrare l’articolo 8 del regolamento. Grazie ad esso è stato possibile specificare il contenuto, la metodologia e la presentazione delle informazioni che le imprese finanziarie e non finanziarie sono tenute a comunicare specificando la quota di attività economiche ambientalmente sostenibili che rientrano nelle loro attività, investimenti o attività di prestito;
  • l’atto delegato sul clima del 2 febbraio 2022 con cui sempre la Commissione ha provveduto ad approvare da un punto di vista formale la necessità di condizioni rigorose per quanto concerne attività specifiche nel settore dell’energia nucleare e del gas, includendole nell’elenco delle attività economiche coperte dalla tassonomia dell’UE.

Perché è importante l’allineamento delle aziende con la Tassonomia Verde

Perché la Tassonomia Verde è da considerare molto importante per le aziende europee? Lo spiega una relazione di Bnp Paribas, secondo la quale un buon allineamento in tal senso potrebbe migliorare la reputazione delle aziende e il loro accesso alla finanza. Diventando più attrattive per le banche e gli investitori queste imprese potrebbero partecipare alla raccolta di risorse non certo trascurabili, se si pensa che nel corso del 2020 i fondi d’investimento sostenibile in Europa hanno raccolto circa 223 miliardi di euro, con un vero e proprio raddoppio del dato rispetto all’anno precedente.

Occorre anche considerare come per effetto della globalizzazione dei mercati finanziari e del commercio la Tassonomia Ue andrà a influenzare in maniera notevole anche gli operatori extra-europei. In particolare, le aziende e gli investitori esterni dovranno fare riferimento ai criteri stabiliti da Bruxelles nella loro offerta di prodotti nell’eurozona. Inoltre, potrebbe anche essere imposto l’obbligo alle imprese extra-Ue che utilizzino capitali forniti da investitori operanti in Europa di fornire informazioni sull’allineamento dell’azienda con la Tassonomia Ue.

Infuria la battaglia su gas e nucleare

Come si può facilmente comprendere dalle cifre che abbiamo ricordato, su tratta di un bottino destinato a ingolosire molti e questo, in fondo, va a spiegare senza tanti giri di parole la vera e propria battaglia campale in atto in seno all’Unione Europea sull’inclusione di gas e nucleare all’interno della tassonomia verde.

Nella battaglia in atto è possibile individuare due forze irriducibilmente contrapposte: da un lato quelle di ispirazione ecologista, dall’altra i Paesi che hanno puntato con forza sul nucleare ormai da decenni e non vogliono essere costretti a tornare indietro (la Francia in primis).

La battaglia si è risolta in prima battuta con l’inclusione di gas e nucleare nel piano teso a rendere sostenibile l’economia, ma potrebbe presto tornare a infuriare. Per capirlo meglio basta dare una rapida occhiata a un recente sondaggio condotta dall’agenzia di stampa Reuters tra i grandi investitori globali, ovvero quelli che sono chiamati a gestire fondi di investimento i quali spostano centinaia di miliardi di dollari. L’indagine in questione ha messo in evidenza un fatto ben preciso: l’inserimento di gas e nucleare nella Tassonomia Verde rischierebbe di frammentare proprio quel mercato che l’Unione Europea mira ad armonizzare. A fronte di alcuni grandi investitori i quali sostengono che il semaforo verde per queste due fonti di energia potrebbe rivelarsi un ausilio per l’abbandono di fonti energetiche più sporche, a partire dal carbone, altri non concordano, ritenendo al contrario che quella indicata come una soluzione rappresenti, piuttosto, una parte non piccola del problema.

Dopo il lasciapassare della Commissione, ora la questione dovrà però essere affidata al vaglio di Parlamento e Consiglio europei. I due organi hanno quattro mesi di tempo (con una possibile estensione a sei) per sollevare le proprie rimostranze e obiezioni, ove lo ritengano necessario. Per poterlo fare, però, è anche necessaria una maggioranza qualificata di Paesi contrari. Per conseguirla occorre la formazione di un gruppo formato da almeno 20 Paesi tali da mettere insieme il 65% della popolazione interessata.

Secondo gli esperti, la battaglia dovrebbe infuriare soprattutto all’interno del Parlamento europeo, ove l’atmosfera è già molto tesa per le lamentele da parte degli stessi rappresentanti, i quali hanno affermato di sentirsi emarginati dalla Commissione. Uno stato d’animo il quale minaccia di trasformarsi in aperta ribellione, con un voto negativo da parte della maggioranza dei suoi membri in seduta plenaria (in pratica occorrono almeno 353 deputati). La scadenza del periodo di controllo senza alcuna eccezione e obiezione, permetterebbe invece l’entrata in vigore dell’atto delegato a partire dal primo giorno del prossimo anno. 

La Redazione

Mi chiamo Giuseppe e sono il fondatore di GreenYourLife, un blog pensato per fornire informazioni e consigli utili per uno stile di vita più sostenibile. Sono nato e cresciuto in uno dei posti più belli del mondo, la Sardegna, e sono sempre stato attento alle tematiche ambientali.

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