Negli ultimi anni le nostre coste sono state invase da una misteriosa creatura venuta da lontano: il granchio blu. La sua comparsa ha destato grande preoccupazione tra i pescatori e gli allevatori, che temono possa mettere in pericolo l’ecosistema marino locale. Ma come è arrivato il granchio blu nel Mediterraneo? E soprattutto, cosa possiamo fare per contenerne la diffusione?
In questo articolo faremo luce sui tanti interrogativi legati a questo crostaceo, svelandone origini, abitudini e impatti sull’ambiente. Scopriremo perché è considerato una specie invasiva e quali strategie sono state messe in campo per limitarne la presenza. Infine, capiremo se esistono possibilità concrete di sfruttarne la presenza a nostro vantaggio.
L’arrivo del granchio blu è un evento che merita attenzione, sia per le possibili conseguenze ecologiche che per le interessanti opportunità imprenditoriali che potrebbe offrire. Continua a leggere per saperne di più!
Il mistero dell’acqua di zavorra: come il granchio blu arriva nei nostri mari
Il granchio blu, il cui trasporto avviene prevalentemente attraverso le acque di zavorra, è un protagonista indiscusso degli oceani. Insospettabilmente, arriva nei nostri mari a bordo delle navi, prima nelle acque di zavorra e poi scaricato nei porti. Questa informazione ha suscitato molteplici domande in molti di voi, pertanto, oggi cercheremo di chiarire tutti i dubbi esistenti riguardo questa specie particolare di granchio.
Immaginate, il granchio blu raggiunge l’Italia dopo essere stato trasportato a bordo delle navi. Questi giganti del mare, infatti, possono avere un diverso grado di immersione. Se sono cariche, si immergono di più, se il carico è minore rimangono più a galla. Questa è una caratteristica alquanto intuitiva, ma, per evitare che durante le fasi di scarico la nave emerga troppo, è presente un sistema che pompa acqua di mare nelle cisterne. Quest’acqua, che viene prelevata direttamente dal porto, serve a bilanciare il peso.
Ecco credo che sia importante sottolineare che quest’acqua prelevata, nota anche come acqua di zavorra, può contenere qualsiasi tipo di organismo marino, comprese le larve del nostro protagonista, il granchio blu. Queste larve, quindi, vengono trasportate dal loro habitat naturale fino a bordo della nave, e proseguono il loro viaggio attraverso i mari, all’interno dell’acqua di zavorra. Una volta che la nave raggiunge la sua destinazione e riceve un nuovo carico, l’acqua di zavorra – ormai non più necessaria per bilanciare il peso – viene scaricata nel porto.
È con l’acqua di zavorra, quindi, che anche le liete larve del granchio blu giungono nel nostro habitat. Pronte a colonizzare il nuovo ambiente, si lasciano trasportare dalle correnti marine, alimentandosi di quanto reperiscono. Tuttavia, è importante sottolineare che la presenza del granchio blu nelle acque europee non è un fenomeno recente, come si potrebbe pensare. Il primo avvistamento di un granchio blu nel Mar Mediterraneo risale infatti al 1948, in Grecia, ed in Italia è stato registrato per la prima volta un anno dopo, nel 1949, a Grado.
Il granchio blu: un pericolo serio per l’ecosistema marino
Il continuo diffondersi del granchio blu – che, inutile sottolinearlo, si è trasferito quasi ovunque in Italia, non solo in Friuli Venezia Giulia – ha acceso un’allerta a livello nazionale negli ultimi dieci anni. Ci si chiede con urgenza: perché tale prolifera bivalve sta diventando un problema serio? Il quesito merita di essere affrontato nel dettaglio.
Descritto il granchio blu, con i suoi cerca 20 centimetri di dimensione, già risulta sorprendente. Di certo non passa inosservato, grazie al tipico colore blu delle sue chele. Questa colorazione unica è dovuta all’interazione tra due pigmenti biologici, l’astaxantina e la crustachina. Ma, al di là della sua bellezza, il granchio blu minaccia gli ecosistemi marini con la sua voracità: è onnivoro e non rifiuterebbe quasi nessun pasto, incluse meduse, piccoli pesci, anche granchi della stessa specie, e soprattutto i suoi prediletti molluschi quali le cozze, vongole e ostriche.
L’insidiosità del granchio blu non risiede solo nel suo appetito vorace, ma anche nel fatto che quasi nessuna specie marina se lo mangia, rendendolo una specie aliena invasiva. Questi animali, estratti dal loro habitat e inseriti in un ambiente dove i predatori naturali, come polpi e tartarughe, sono in declino a causa della pesca intensiva, dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, possono proliferare indisturbati, senza temere di essere predati da altri organismi marini. Ovviamente, il granchio blu non è l’unica specie aliena minacciosa per i nostri mari, ma merita comunque il focus di questo articolo.
Nonostante il suo succulento sapore, il granchio blu non si limita a minacciare l’equilibrio ecologico degli ecosistemi marini. Gli effetti distruttivi di questa specie si estendono anche all’economia: questi onnivori divoratori si cibano di pesci e molluschi, privando di materia prima pescatori e allevatori ma, peggio ancora, le loro robuste chele possono danneggiare le attrezzature da pesca, amplificando i danni in un settore già molto delicato.
Questi granchi possiedono una notevole capacità di adattamento, motivo per cui il loro habitat ideale può variare considerevolmente, preferendo tuttavia le coste vicino alla foce dei fiumi. Lì, l’acqua dolce dei corsi d’acqua si mescola con l’acqua salata del mare, creando un equilibrio di salinità che sembra accontentare I prediletti del granchio blu. Questi animali sono infatti estremamente tolleranti alle condizioni ambientali, riescono a sopravvivere con salinità dell’acqua compresa tra il 2 e il 30%. Questa flessibilità, combinata con la mancanza di predatori e un insaziabile appetito, rende il granchio blu una vera e propria sfida da affrontare per la salvaguardia dei nostri mari.
La minaccia del granchio blu: l’acqua di zavorra delle navi e la sua diffusione nei mari italiani
La resistenza del granchio blu a un intervallo di salinità e temperature esteso, che varia rispettivamente dal 2 al 30% e dai 3 ai 35 gradi, esplica come questo crostaceo abbia potuto colonizzare una gamma molto ampia di habitat. Queste condizioni sono comuni in particolare nelle acque dell’Oceano Atlantico, vicino alle coste del Golfo del Messico e del Maryland, dove le popolazioni di granchi blu fioriscono da tempo immemorabile. Questa presenza ha condotto gli abitanti di queste zone a inserire il granchio blu nella loro dieta. Questo stesso fenomeno è riscontrabile anche in Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, regioni bagnate dalle acque del fiume Po.
Fortunatamente, si stanno compiendo sforzi significativi per risolvere il problema del granchio blu e di altre specie invasive. Nel 2017 l’International Maritime Organization ha ratificato la Convenzione Internazionale per il controllo e la gestione delle acque di zavorra e dei sedimenti, che prevede una serie di obblighi per le navi che trasportano acqua di zavorra. Questo regolamento richiede alle navi di cambiare continuamente l’acqua di zavorra durante la navigazione, limitando così la distanza di trasporto di potenziali specie aliene invasive. Inoltre, dal 2024 le navi dovranno essere dotate di sistemi per abbattere e misurare il contenuto di microrganismi nell’acqua di zavorra, in un ulteriore tentativo di prevenire la diffusione di specie aliene.
Nel frattempo, il granchio blu si è già insediato in Italia, e per affrontare la questione il governo ha stanziato 2,9 milioni di euro per cercare di risolvere il problema. Si sta attualmente studiando una strategia di contrasto, tra cui rientra la cattura dei granchi blu per scopi alimentari. In effetti, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo il granchio blu è una prelibatezza molto apprezzata, quindi si potrebbe pensare di adottare la stessa soluzione anche nel nostro Paese, creando così un ulteriore guadagno per i pescatori.
Se dovessi avvistare un granchio blu, soprattutto in una zona dove non è stato mai segnalato prima, è importante avvisare la Capitaneria di Porto o l’ISPA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. In tal modo, gli esperti interverranno sul posto per effettuare tutti i rilievi necessari. Ricorda, ogni contributo è fondamentale per la tutela dei nostri delicati ecosistemi marini.
Conclusione
Il granchio blu è indubbiamente una sfida importante per il nostro ecosistema. L’introduzione incontrollata di specie invasive può avere conseguenze disastrose, come ci insegna questo caso. Dobbiamo imparare che il pianeta è un sistema intricato, dove ogni azione ha ripercussioni sugli equilibri naturali. Per questo è fondamentale una gestione consapevole delle risorse, attenta alla complessità degli ecosistemi. Solo così possiamo preservare la biodiversità che rende unico il nostro meraviglioso mare. È una sfida che richiede responsabilità e lungimiranza. Ce la faremo?
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