Aprile 15, 2022
L'articolo parla di: Economia Circolare
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Cos’è l’economia circolare? Si tratta di una domanda molto ricorrente, in quanto di economia circolare si parla molto, da tempo. Il punto da cui partire, per cercare di capirla meglio è l’insostenibilità del vecchio modello noto come economia lineare, ovvero quello basato sulla produzione di prodotti nel preciso intento di ricavarne un profitto, quello risultante dalla differenza ottenuta tra costo di produzione e di mercato. Un modello il quale, con il passare del tempo ha sempre più mostrato la corda dal punto di vista ambientale, spingendo alla ricerca di soluzioni alternative. Come l’economia circolare, appunto.

Economia circolare: di cosa si tratta?

Come abbiamo già ricordato, l’economia circolare si propone di dare una risposta alla crisi del modello lineare. Il quale si basa su un ciclo di vita del prodotto estremamente breve, caratterizzato da cinque tappe:

  1. l’estrazione del materiale necessario;
  2. la produzione della merce;
  3. la sua distribuzione;
  4. il consumo;
  5. lo smaltimento dello scarto, sotto forma di rifiuto.

Perché questo modello è entrato in crisi pressoché irreversibile? Il motivo è da ricercare nel fatto che ad un certo punto la costante e ingente domanda di beni di consumo, porta allo scarseggiare delle materie prime necessarie alla loro produzione. I prodotti dell’economia lineare divengono quindi obsoleti (fenomeno noto come obsolescenza programmata) in modo tale che ne sia incentivato l’acquisto di nuovi da parte dei consumatori. Per loro è infatti più conveniente acquistare e possedere un nuovo prodotto, in linea con l’avvicendarsi continuo di mode transitorie, piuttosto che procedere alla sua riparazione.

Prima o poi, però, l’approvvigionamento inizia ad avere difficoltà di non poco conto. Si pensi ad esempio a quanto sta accadendo per il coltan, materiale che viene estratto per la fabbricazione di telecamere, cellulari e molti altri apparecchi elettronici. La sua funzione principale è quella tesa ad ottimizzare il consumo di energia nei chip di nuova generazione, garantendo in tal modo un notevole risparmio energetico allungando la durata della batteria. Si tratta però di un materiale molto raro e per poterne controllare i giacimenti sono in atto vere e proprie guerre a bassa intensità.

A questa prima strozzatura si va poi ad aggiungere il fatto che i processi necessari per estrarre e smaltire i materiali comportano un impatto sempre più traumatico, non solo sull’ambiente, ma anche a livello climatico.

La risposta alla crisi dell’economia lineare è stata individuata in quella circolare, ovvero il sistema economico che si mostra capace di autorigenerazione e concepito con il preciso intento di dare una seconda vita ad un prodotto il quale ha espletato la sua funzione sul mercato.

Per riuscire a farlo, i materiali utilizzati la prima volta vengono non solo recuperati, ma anche “ri-pensati” al fine di reintrodurli nel ciclo produttivo e sfruttarli di nuovo dal punto di vista economico senza doverne estrarre altri.

Riciclo della plastica

Anche nel caso dell’economia circolare i fondamenti sono cinque:

  1. la sostenibilità ambientale delle risorse, la quale viene ottenuta tramite l’utilizzo di materie prime riciclabili o biodegradabili, oltre che di energia rinnovabile;
  2. una nuova concezione della proprietà, esplicitato dall’offerta di prodotti intesi come servizi, permettendo all’azienda produttrice di restare in possesso del bene in modo da poterlo offrire al cliente in comodato d’uso;
  3. una estensione del ciclo di vita dei prodotti, ideati e progettati facendo in modo che siano non solo in grado di durare più a lungo, ma anche di poter essere riutilizzati e riparati;
  4. il recupero e il riciclo resi possibili da cicli produttivi innovativi, capaci di condurre al riutilizzo degli “scarti” in nuovi cicli produttivi;
  5. la creazione e la promozione di piattaforme condivisibili, all’interno delle quali gli utenti, ovvero i proprietari dei beni, sono in grado di immettere in commercio i propri prodotti in maniera tale da permetterne il riutilizzo.

I benefici dell’economia circolare

Quali sono i benefici garantiti dall’economia circolare? Secondo gli analisti una transizione verso questo modello è in grado di garantirne molti, tra i quali occorre sicuramente ricordare i seguenti:

  • la riduzione della quantità di emissioni nocive che vengono disperse nell’ambiente;
  • la maggiore disponibilità di materie prime, tale da limitare l’eventualità di conflitti tesi ad impadronirsene;
  • la diminuzione dei materiali di scarto derivanti dai processi produttivi, proprio per effetto del loro riutilizzo, sin dove possibile;
  • un aumento di reale competitività all’interno del mercato;
  • la possibilità di innescare una notevole crescita economica (si prevede un impatto sul PIL pari a mezzo punto percentuale);
  • un aumento in termini occupazionali. Per quanto riguarda l’eurozona si calcola che potrebbero essere creati 700mila nuovi posti di lavoro legati all’economia circolare entro il 2030.

Esempi di economia circolare

Sinora abbiamo visto le basi teoriche su cui si fonda l’economia circolare. Andiamo quindi a cercare di capire quali siano le ricadute pratiche ad essa collegate. Tra gli esempi di economia circolare già in atto ci sono in particolare:

  1. la produzione di tessuti utilizzando gli scarti derivanti dalla lavorazione delle arance;
  2. il riciclo degli pneumatici ormai non più utilizzabili mediante l’uso di microonde;
  3. la realizzazione di centrali a biogas partendo dai residui della produzione agroalimentare;
  4. il riutilizzo delle materie prime provenienti dalla riconsegna di vestiti o mobili usati;
  5. il riciclo della plastica al fine di realizzare nuovi materiali.

Molte aziende, dal canto loro, hanno già iniziato a mettere in campo iniziative in tal senso. Ad esempio, Vegea, la quale utilizza le vinacce derivanti dal processo di produzione del vino per la creazione di un tessuto speciale, oppure Lavazza, che collabora con Novamont e Politecnico di Torino al fine di creare una cialda organica e utilizzare i fondi di caffè nella coltivazione di funghi.

Anche il gruppo automobilistico Wolksvagen si è attivata per iniziative di economia circolare, cercando di inserirle nel suo percorso verso la decarbonizzazione dell’azienda. Ad esempio, sotto forma di un progetto teso a garantire la massima sostenibilità al ciclo vitale delle batterie montate dalle sue auto, nell’ambito della Global Battery Alliance. Si tratta di un’organizzazione fondata sul rispetto dei diritti umani e sociali, garantiti in ogni fase della lavorazione, partendo dall’estrazione delle materie prime sino ad arrivare alla definizione di soluzioni tese al riutilizzo delle stesse batterie.

Anche il nostro Paese sta inaugurando iniziative di questo genere. Se ne parla diffusamente all’interno del primo Atlante Italiano dell’Economia Circolare, piattaforma web che presenta 100 realtà e esperienze di green economy, in ambiti come la raccolta differenziata, il recupero dei materiali e il consumo responsabile.

I progetti dell’Europa in tema di economia circolare

Come è ormai noto, l’Unione Europea si sta dotando di una serie di strumenti tesi a favore la transizione verso un nuovo modello energetico più rispettoso a livello ambientale rispetto a quello in vigore oggi. Non stupisce quindi che l’economia circolare ne sia ampio oggetto.

In particolare, l’eurozona ha messo in campo un progetto noto come Sustainable Products Initiative (SPI), un pacchetto di proposte elaborate all’interno della Commissione Europea, il quale ha tratto ispirazione dalla direttiva sulla progettazione ecocompatibile. Il suo obiettivo è quello di azzerare le emissioni nette e l’inquinamento entro la metà del secolo. Si tratta di una parte, anche se importante, di un più ampio Piano d’azione per l’economia circolare, al quale è affidato il compito di fare in modo che i prodotti sostenibili diventino norma in ambito UE, tramite un vero e proprio dimezzamento dei rifiuti urbani entro il 2030.

Per riuscire a conseguirlo e sconfiggere la cosiddetta fast fashion, sono state delineate misure tese ad abbattere la produzione di rifiuti in una serie di settori come il tessile, l’edilizia e le apparecchiature elettroniche.

Se in precedenza il focus era stato puntato esclusivamente al tema relativo al fine vita dei prodotti, il piano operativo per l’economia circolare va a spostare l’attenzione sull’intero ciclo di vita degli stessi. Rappresentando di fatto una vera e propria rivoluzione a livello culturale, più ancora che produttivo, la quale dovrebbe condurre verso la dissociazione dell’economia dalla dipendenza verso energia e risorse, in modo da renderla più resistente nei confronti dei sempre possibili shock esterni. Oltre che, naturalmente, più rispettosa nei confronti non solo della natura, ma anche della salute pubblica.

In questo quadro si punta alla promozione di modelli imprenditoriali circolari e alla responsabilizzazione dei consumatori, tramite l’introduzione di un nuovo diritto all’informazione relativa alla durabilità e riparabilità dei prodotti.  Per quanto riguarda il primo aspetto, saranno introdotti nuovi standard in tema di regole sulla responsabilità estesa del produttore, tali da prevedere requisiti minimi sulla sostenibilità del prodotto, oltre a norme relative all’etichettatura e alla misurazione dei processi di produzione dei materiali e prodotti.

Nel corso del webinar “The EU’S Susteinable Product Initiative and producer ownership models” è stato William Neale, consigliere per l’economia circolare alla Commissione Europea, a indicare nell’ecodesign il concetto chiave destinato in qualche modo a rivoluzionare il modo di fare business nell’eurozona. Con il preciso intento di renderlo più efficiente sotto il profilo delle risorse e circolare. Cui dovrebbe contribuire in particolar modo il passaporto digitale per i prodotti, teso a fare in modo che tutti i prodotti immessi in commercio vadano a soddisfare requisiti minimi per essere venduti o prodotti in Europa.

Il caso finlandese

Tra i paesi che stanno spingendo in direzione dell’economia circolare un ruolo guida è sinora stato ricoperto dalla Finlandia. Tra le iniziative che hanno visto protagonista il Paese nordico, occorre ricordare soprattutto:

  • Lidnstrom, azienda che progetta e produce tessuti in maniera tale da riuscire renderli più durevoli possibili. Agendo su design e riutilizzo del tessile, è riuscita a raggiungere notevoli risultati per quanto riguarda l’eccesso di consumo delle risorse il quale caratterizza l’attuale modello produttivo;
  • 3steplt, azienda impegnata nel settore dell’elettronica di consumo, offrendo servizi di leasing per computer. Il suo modo di approcciarsi al tema dell’economia circolare è simboleggiato dalla ragione sociale, in cui si accenna alle tre fasi di vita di ogni device interessato. In pratica i clienti sono indirizzati non solo nella fase di scelta del dispositivo, ma anche aiutati a monitorarne l’utilizzo e a farlo rientrare in circolo. Il punto di partenza è la consapevolezza che la produzione di cellullari, computer e tablet consuma troppe risorse. Un processo come quello delineato da 3steplt è in grado di ridurre del 40% l’impronta di carbonio di ogni apparecchiatura elettronica;
  • Sitra, società dedita alla promozione di soluzioni a regime di proprietà, tra le prime a dedicarsi alle opportunità offerte dall’economia circolare. Sin dal 2015 ha iniziato a progettare una road map nazionale sul tema, la prima in assoluto. In uno studio di tre anni dopo ha quindi dimostrato come soluzioni circolari in settori come quelli della plastica, dell’alluminio e del cemento siano in grado di ridurre del 56% le emissioni di anidride carbonica derivanti dalla produzione di questi materiali.

Altre iniziative di economia circolare

Naturalmente non è soltanto la Finlandia a lavorare su iniziative in grado di favorire un modello economico circolare al posto di quello lineare. Tra gli altri progetti in tema ricordiamo, ad esempio:

  1. “To Good To Go” applicazione ideata nel preciso intento di combattere lo spreco alimentare. Utilizzando l’app è possibile acquistare il cibo rimasto invenduto presso esercizi commerciali, forni, ristoranti, supermercati ed altri, ad un prezzo molto conveniente, evitando di conseguenza di buttarlo:
  2. Orange Fiber, progetto ideato da due imprenditrici siciliane il quale ha condotto al varo di una startup dedita alla trasformazione degli scarti di agrumi in tessuti bio da riutilizzare per la produzione di indumenti;
  3. Aerogel, prodotto ideato dalla startup NAM partendo da uno studio sulla cenere della lolla, materiale ottenuto dalla termovalorizzazione di uno scarto della lavorazione del riso. Il processo che ne è derivato è un mix di innovazione ed ecologia, teso a produrre una sostanza dalle elevate proprietà isolanti termiche, sonore ed elettriche. Il suo impiego è in grado di garantire il miglior isolamento termico e sonoro oltre a bassa densità e altissima porosità, mantenendo immutate le caratteristiche sino a temperature di circa 1100 °C;
  4. Ikea, celebre brand svedese il quale si è imposto l’obiettivo di diventare un business circolare entro e non oltre il 2030. Al fine di conseguire questo importante obiettivo l’azienda nordica sta testando il noleggio, la restituzione e il riacquisto dei mobili, in maniera tale da riuscirne ad allungare al massimo il periodo di vita. Senza dimenticare di riutilizzare per i nuovi progetti risorse già presenti in azienda e ottimizzare gli scarti di precedenti produzioni.
La Redazione

Mi chiamo Giuseppe e sono il fondatore di GreenYourLife, un blog pensato per fornire informazioni e consigli utili per uno stile di vita più sostenibile. Sono nato e cresciuto in uno dei posti più belli del mondo, la Sardegna, e sono sempre stato attento alle tematiche ambientali.

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