Ormai da tempo si parla molto di biodiversità, indicata come un bene da preservare, per quanto possibile. Il termine include la totalità degli esseri viventi presenti sul nostro pianeta e già questo fa capire non solo l’importanza del concetto, ma anche il perché per lungo tempo non se ne sia parlato. Per molti decenni, infatti, si è ritenuto che le risorse presenti sul Pianeta dovessero essere esclusivo appannaggio dell’essere umano, senza eccessive preoccupazioni per le altre specie, ovvero animali, piante e microrganismi.
La diversità è un concetto non riferito, però, esclusivamente a quella esistente sulla Terra, ma deve essere necessariamente esteso a tutte le forme di vita esistenti sulla Terra. Ognuna delle quali, in definitiva, è assolutamente necessaria per la vita del Pianeta. Senza di essa, in particolare, gran parte delle risorse naturali su cui facciamo affidamento non potrebbero esistere, dando luogo ad una minaccia per la nostra vita.
Le specie naturali danno luogo ad una stretta relazione all’interno dei vari ecosistemi presenti sul pianeta. Una volta che si ponga a rischio l’esistenza di una specie l’ecosistema stesso e tutte le risorse ad esso collegate sono in pericolo.
Un concetto del resto riconosciuto dalle Nazioni Unite, le quali non hanno esitato a riconoscere l’importanza della biodiversità, varando nel 1992 la Convenzione sulla Diversità Biologica. Il documento redatto in quella occasione va in pratica a riconoscere la biodiversità alla stregua di un elemento indispensabile all’evoluzione e alla conservazione della vita umana sulla Terra.
Biodiversità: di cosa si tratta, precisamente?
Come abbiamo ricordato in precedenza, la biodiversità (o diversità biologica) fa riferimento alla ricchezza e alla differenza rappresentata dalla contemporanea presenza di tutte le specie viventi sul nostro pianeta. Fondamentale per la vita, tale diversità si va a declinare in tre livelli gerarchici distinti:
- diversità di ecosistema, riferita alla ricchezza e alla differenza degli habitat e degli ecosistemi in cui gli organismi vivono. Tali differenze, vanno a riguardare non solo le specie che li popolano, ma anche le caratteristiche fisiche e strutturali che le distinguono. I due elementi sono destinati a influenzarsi vicendevolmente: gli organismi che vivono in un determinato ecosistema vanno infatti a influenzarlo e ad essere influenzati dalle sue caratteristiche, ad esempio il clima, sino a definire quali siano le specie in grado di vivere al suo interno. Ogni minaccia ad un ecosistema rappresenta di conseguenza una sfida a coloro che lo abitano;
- diversità genetica, la quale va a indicare la differenza esistente all’interno del patrimonio genetico dei soggetti di una stessa specie. Fa riferimento, di conseguenza, alla diversità a livello del genotipo degli esseri di una specie e al modo di manifestarsi nel suo fenotipo, ovvero nelle caratteristiche visibili. A farla considerare vantaggiosa per la sopravvivenza di una specie è il fatto che le diverse caratteristiche genetiche sono in grado di rappresentare, almeno sulla carta, una maggiore possibilità di adattamento e sopravvivenza ad eventuali mutamenti del proprio habitat naturale;
- diversità di specie, riferita a sua volta alla numerosità delle specie viventi le quali convivono in un habitat. Per riuscire a dare una valutazione della diversità di specie all’interno di un ecosistema, si tende a considerare non solo il numero di specie differenti che sono presenti all’interno dello stesso habitat, ma anche l’abbondanza di ognuna di esse, al fine di capire quale sia quella prevalente al suo interno.
Il livello gerarchico della biodiversità considerato fondamentale per riuscire a fornire sufficienti garanzie per l’evoluzione di una specie vivente è considerato quello della diversità genetica. In occasione di mutamenti all’interno delle caratteristiche di un ecosistema, la possibilità di sopravvivere delle specie presenti al suo interno è collegata proprio alla capacità delle stesse di fronteggiarlo.
Ove alcuni esseri viventi sono muniti delle caratteristiche ideali per sopravvivere all’interno del nuovo ambiente, la riproduzione delle stesse verrà favorita, garantendo alla specie interessata il diritto ad esistere ancora. In caso contrario la stessa non ha alcuna speranza di poter sopravvivere al mutamento in atto.
Potrebbe interessarti … >> Cosa si intende per smart city
Quali sono i fatti che mettono a rischio la biodiversità?
Se si parla tanto di biodiversità ormai da anni, è proprio perché essa è sempre più messa in pericolo dal concatenarsi di una serie di fattori derivanti dall’attività umana. Il primo di essi è rappresentato dal mutamento climatico, destinato a provocare gravi danni agli ecosistemi terrestri e marini. In questa categoria vanno a ricadere in particolare:
- l’aumento delle temperature delle acque marine;
- lo scioglimento dei ghiacciai;
- il progredire della siccità e della desertificazione in alcune aree del globo;
- il manifestarsi di catastrofi naturali.
A minacciare la biodiversità sono poi le diverse attività umane che tendono ad uno sfruttamento intensivo e non sostenibile delle risorse naturali. Alcune di esse provocano, ad esempio, il disboscamento di ampie aree forestali, sottraendo al pianeta uno dei sistemi naturali più efficaci per dare luogo all’immagazzinamento del carbonio, ovvero gli alberi.
Come abbiamo già ricordato, se la biodiversità di un ecosistema viene sottoposta ad un rischio, la minaccia va ad estendersi automaticamente a tutti i suoi abitanti, che vanno a condividere rischi drammatici, tra i quali occorre ricordare:
- la perdita delle fonti in grado di fornire un adeguato approvvigionamento alimentare e idrico;
- una maggiore vulnerabilità dell’ecosistema ai disastri naturali e alle calamità;
- una notevole riduzione in termini di salute all’interno dell’ecosistema attaccato.
A tutto ciò occorre aggiungere un’altra conseguenza disastrosa per la biodiversità, ovvero la dispersione nell’ambiente di fonti inquinanti, destinate non solo a mettere in pericolo la sopravvivenza di molte specie animali, ma anche a provocare ricadute estremamente pesanti sulla vita dell’umanità.

Il caso ormai classico, che sta provocando non poche preoccupazioni a livello globale è quello rappresentato dalle api, la cui impollinazione è fondamentale per la riproduzione delle piante. La loro sopravvivenza è però messa a forte rischio da inquinamento e pesticidi. In caso di loro estinzione, la prima conseguenza si tradurrebbe nella contemporanea scomparsa di un gran numero di piante, tale da mettere in pericolo anche la sopravvivenza della razza umana. Stando ai dati resi noti dall’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), ammonterebbe all’87% il dato relativo alle piante selvatiche in fiore che, in ogni parte del globo, collegano la propria riproduzione all’impollinazione. Proprio per questo motivo le preoccupazioni sui destini delle api iniziano a fare capolino in molte discussioni concernenti la biodiversità.
Leggi anche: Quali sono i 4 pilastri dello sviluppo sostenibile?
La Giornata Mondiale della Biodiversità
Per cercare di tenere sempre desta l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema, ogni 22 maggio si festeggia la Giornata Mondiale della Biodiversità.
Una giornata nel corso della quale si torna a parlare di un tema sempre più rilevante, stando ad un recente rapporto mondiale pubblicato dallo stesso Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, in cui si afferma che, ad oggi, gli ecosistemi hanno già perso circa il 75% della originaria biodiversità.
L’evento ha luogo ormai dall’inizio del nuovo millennio. Proprio nel 2000, infatti, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di indirla al fine di dare seguito all’adozione della Convenzione sulla Diversità Biologica firmata a Nairobi, in Kenya, nel 1992.
L’obiettivo che si prefigge è proprio quello di aumentare la coscienza presso l’opinione pubblica sull’importanza di tutelare la diversità biologica del Pianeta e l’equilibrio degli ecosistemi contro le minacce sempre più insidiose portate dal cambiamento climatico e dall’inquinamento.
L’evento è reso ancora più importante dal fatto che si propone di porre sotto tutela le specie attualmente note, che ammontano a circa un milione e settecentomila, cui devono essere aggiunte quelle ignote, che sarebbero in numero molto più rilevante.
Secondo un rapporto pubblicato dal World Wildlife Found (WWF) proprio sulla biodiversità, tra quelle conosciute, le specie animali sarebbero circa 1.318.000 (di cui 1.265.000 invertebrati e 52.500 vertebrati), a fronte di 270mila specie di piante, 72mila di funghi e 10mila di batteri.
Il rapporto “Biodiversità a rischio 2021” di Legambiente
In ogni parte del mondo ci sarebbero circa un milione di specie di piante, insetti, uccelli e mammiferi sotto minaccia di estinzione. Mentre ammonta a 200 il numero di specie che si estinguono giorno dopo giorno. Ad affermarlo è il recente studio pubblicato da Legambiente “Biodiversità a rischio 2021”.
Al suo interno sono contenuti dati sulla situazione del nostro Paese i quali dovrebbero far riflettere con molta attenzione. In Italia, in particolare, desta una preoccupazione sempre più forte lo stato di salute della flora, soprattutto quella appenninica, proprio per questo motivo posta al centro di diverse azioni di tutela, e della fauna marina e terrestre.
Basta in effetti dare una rapida occhiata ai fiori appenninici minacciati di estinzione, per capire l’attualità dell’argomento: la Scarpetta di Venere, l’Iris Marsica, l’Adonide ricurva, l’Aquilegia della Majella sono solo alcuni di quelli che potrebbe presto scomparire.
Tra gli uccelli si trovano invece in pericolo quelli nidificanti che vanno a popolare lo stivale, come il Capovaccaio, il Cormorano Atlantico, la Bigia padovana e il Gipeto. Cui si vanno ad aggiungere le specie che popolano il Mar Mediterraneo, a partire dai delfini, le tartarughe marine e gli elasmobranchi (squali e razze), falcidiati dal bycatch (cattura accidentale) e dalla pesca professionale.
Un gran numero di queste catture vedono come teatro il Mar Adriatico, un bacino idrico che vede la grande biodiversità marina messa a serio repentaglio dalla pesca a strascico e dalle reti da posta. Per cercare di fermare il processo, proprio il decennio 2021-2030 è considerato di cruciale importanza. L’obiettivo è quello di fermare la perdita in atto mettendo al centro delle strategie nazionali e internazionali future quelle otto grandi transizioni che sono stati messi in evidenza dall’ultimo Global Biodiversity Outlook.
In particolare, Legambiente non esita a indicare come punto focale di una strategia da adottare alla stregua di una pietra miliare la creazione di nuove aree naturali terrestri e marine protette entro il 2030 e un deciso rafforzamento della Rete Natura 2000, cui aggiungere un focus particolare sulla bioeconomia. Il tempo, però, inizia a stringere.
0 commenti