Giugno 13, 2022
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  • Cosa si intende per smart city

In un’epoca in cui tutto deve essere smart, neanche le città possono sottrarsi ad un obbligo del resto imposto dalla necessità di mettere da parte comportamenti non solo dissennati, ma anche penalizzanti sotto vari aspetti ai fini della vita di ogni giorno.

Per capire meglio cosa sia una smart city e perché questo concetto sia considerato così importante in ottica futura, conviene però cercare di precisare meglio cosa si intenda realmente con questo concetto.

Smart city: di cosa si tratta?

Per smart city si intende un’area urbana all’interno della quale è possibile migliorare e ottimizzare infrastrutture e servizi rendendoli sempre più efficienti. A permettere il conseguimento dell’obiettivo è in particolare un accorto utilizzo delle tecnologie di ultima generazione.

Nella pratica, ciò significa la disponibilità di reti di trasporto urbano intelligenti, servizi di distribuzione dell’acqua e di raccolta rifiuti potenziati, e robuste dosi in termini di efficientamento degli edifici, al fine di illuminarli e riscaldarli.

In quest’ottica un ruolo chiave deve essere svolto dalle amministrazioni, le quali devono essere in grado di approntare spazi pubblici sempre più sicuri, come indicato anche dalla Commissione Europea. Oltre che dalla capacità di utilizzare al pieno delle loro potenzialità le tecnologie informatiche al fine di migliorare la qualità della vita facendo in modo da rendere il sistema creato seguendo questi input non solo intelligente, ma anche sostenibile.

Anche l’ONU ha affrontato il tema, in particolare per mezzo della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE), secondo la quale la definizione di smart city deve riuscire ad includere una serie di elementi fondamentali, tra cui la connettività domestica diffusa e il Wi-Fi all’interno delle aree pubbliche, le infrastrutture e i contatori elettrici intelligenti, Open Data ed e-government.

Smart city: quali le caratteristiche?

Basta dare una rapida occhiata alle statistiche fornite da Eurostat per apprendere come attualmente il 75% della popolazione europea vive all’interno degli agglomerati urbani. Un dato il quale è peraltro destinato a crescere anche nel resto del mondo come attestato dall’ONU. Proprio i rapporti pubblicati dalle Nazioni Unite, affermano che entro il 2050 il 70% della popolazione globale vivrà nelle città.

Le stesse, attualmente occupano uno spazio calcolabile tra i 2 e il 3% del totale delle terre emerse. Una porzione esigua di suolo la quale, al contempo, è responsabile dell’emissione del 70% dell’anidride carbonica e di altre sostanze inquinanti che derivano dalle attività le quali si svolgono al loro interno. Il consumo energetico ad esse collegato va a riflettersi in maniera molto forte sui cambiamenti climatici in atto. Una ragione in più per cercare di renderle smart, ovvero intelligenti.

È l’Agenda 2030 a trarre le conseguenze di questo combinato disposto, affermando che il modello ideale di smart city deve perseguire obiettivi di efficienza energetica (compreso l’efficientamento energetico di edifici e aziende) e di sostenibilità ambientale.

A indicare le caratteristiche più indicate per realizzarli è la stessa Unione Europea, proponendone sei:

  1. Smart People, ovvero la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, secondo un modello bottom up (dal basso verso l’alto);
  2. Smart Governance, la centralità del capitale umano, delle relazioni, delle risorse ambientali e dei beni pubblici nell’amministrazione cittadina;
  3. Smart Economy, obiettivo da realizzare sfruttando l’innovazione tecnologica per dare vita ad un aumento della produttività e dell’occupazione nell’economia e nel commercio urbano all’interno della città;
  4. Smart Living, concetto che riguarda il livello di comfort e benessere che deve essere garantito ai cittadini facendo leva su aspetti come la salute, l’educazione, la cultura, la sicurezza ed altri non meno importanti;
  5. Smart Mobility, intendendo come tale il sistema che si basa sulle soluzioni di mobilità intelligente, tra cui l’e-mobility, la sharing mobility ed altre forme di mobility management, per effetto delle quali è possibile abbattere non solo i costi, ma anche l’impatto ambientale, nell’ottica del risparmio energetico;
  6. Smart Environment, il concetto che lega sviluppo sostenibile, basso impatto ambientale ed efficienza energetica nell’ottica di farne aspetti prioritari per la città del futuro.

Quali sono I vantaggi e i benefici di una smart city?

La discussione sull’importanza di dare luogo ad una smart city è naturalmente incentivata dalla serie di vantaggi che essa è in grado di apportare. Tra i benefici più evidenti, occorre sicuramente menzionare:

  • la maggiore efficienza che è possibile conseguire al suo interno, resa possibile dall’elaborazione di strategie fondate su informazioni un tempo non disponibili. La possibilità di monitorare le metriche desiderate in tempo reale e anticipare le eventuali problematiche, consente di innalzare i livelli di servizio e di conseguire un processo decisionale non solo più veloce, ma anche più efficace;
  • un notevole incremento in termini di sicurezza. In pratica, utilizzando le tecnologie di videosorveglianza e le altre di ultima generazione diventa possibile conseguire un maggiore controllo delle diverse aree urbane, con un conseguente decremento della criminalità;
  • l’aumento della partecipazione e dell’inclusività. Nella città intelligente è possibile ridurre le distanze tra amministratori e cittadinanza e aumentare la partecipazione popolare alle scelte finali, rendendole anche più inclusive:
  • la maggiore sostenibilità che deriva dall’utilizzo di tecnologie più orientate al risparmio energetico, ad esempio facendo leva sul consumo in tempo reale di energia, luce e gas;
  • maggiori opportunità in termini economici e lavorativi. L’investimento in tecnologie di questo genere è in grado di riversare benefici effetti su imprese e lavoratori, aumentando il livello di competitività e diminuendo la necessità di fare ricorso al lavoro manuale spostando l’utilizzo di risorse umane in direzione di iniziative più importanti da un punto di vista strategico;
  • minori costi e più tempo libero. Interagire con servizi e trasporti più efficienti si può tradurre in un risparmio in termini di attese che possono lasciare spazio a più tempo da dedicare a sé stessi e alla propria famiglia.

L’importanza della sicurezza in una smart city

Il tema della sicurezza è sempre più cruciale nella società contemporanea. Le città, per come sono ideate al momento, non danno eccessive garanzie sotto questo particolare punto di vista e sono il teatro ideale per le scorrerie di bande criminali e singoli intenzionati a vivere nell’illegalità.

Basta in effetti guardare il rilievo con cui opinione pubblica e media seguono le vicende in questione per capire come uno dei temi cruciali per le città le quali intendano essere realmente inclusive per i propri abitanti sia rappresentato proprio dalla sicurezza.

Per cercare di conseguire l’obiettivo di agglomerati urbani realmente sicuri, lo stesso concetto di smart city si trasforma in safe city, nella quale al primo posto tra gli obiettivi da conseguire ci sono la diminuzione dei livelli di criminalità e una gestione efficiente delle situazioni di rischio in condizioni di emergenza (ad esempio un terremoto, un’alluvione o una pandemia come quella ancora in atto).

Il modo migliore per riuscire a centrarlo è rappresentato dal varo di un modello efficace in grado di dare vita ad un utilizzo di diverse tecnologie, risorse e processi e basato su una forte cooperazione tra autorità, istituzioni e soggetti preposti a compiti di sicurezza a partire da Forze dell’Ordine e Protezione Civile. Soltanto in tal modo sarà possibile realizzare la massima capacità di reazione e ottimizzare gli sforzi al manifestarsi di una situazione di emergenza.

La sicurezza, però, deve essere anche informatica, un aspetto troppo spesso sottovalutato in una società contemporanea che pure si avvia a grandi passi verso dosi sempre più robuste di innovazione tecnologica.

Se l’utilizzo dell’Internet of Thing (IoT) è sempre più pronunciato, aprendo nuove prospettive giorno dopo giorno, crescono anche i pericoli collegati ad un utilizzo sempre più intensivo della tecnologia, nella vita di tutti i giorni.

Il passaggio da Smart City a Safe City non può avere realmente luogo se non si provvede a dare la necessaria priorità alla sicurezza informatica. La cyber security rappresenta un aspetto essenziale per ogni iniziativa digitale applicata alle città intelligenti, in modo tale da impedire attacchi devastanti.

Per capire meglio il discorso, basta fare riferimento al Rapporto Clusit elaborato alla fine del 2019, in cui l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica ha ricordato come gli attacchi informatici rappresentino un fenomeno in rapida crescita non soltanto dal punto di vista quantitativo, ma soprattutto qualitativo. Insomma, non solo più attacchi cibernetici, ma anche più difficili da fronteggiare e neutralizzare.

Per cercare di impedire esiti drammatici, occorre quindi mettere in sicurezza ospedali, uffici, sistemi adibiti alla sicurezza stradale e così via. Una realtà sempre più complessa, esplicitata del resto dall’attacco all’Ospedale Spallanzani di Roma nella fase iniziale della pandemia, nel tentativo di sottrarre informazioni importantissime per la ricerca sul Covid.

Smart city e economia circolare

Altro tema che non può essere escluso dalla discussione, quando si parla di smart city, è quello rappresentato dall’economia circolare. Per capire meglio l’assunto, occorre ricordare i dati: il 75% del consumo di risorse naturali avviene all’interno delle città, con una produzione di rifiuti pari alla metà del totale complessivo e l’emissione di anidride carbonica e altre sostanze inquinanti nell’aria che va a situarsi in una forbice compresa tra il 60 e l’80%.

I dati che abbiamo ricordato derivano dall’attuale modello economico, indicato come lineare, in cui le risorse vengono prese, utilizzate e poi buttate sotto forma di rifiuti. Un modello che ha ormai mostrato la corda, tanto da spingere ad una constatazione pressoché unanime: occorre operare per cercare di diminuire in maniera drastica tali numeri.

La via è appunto rappresentata dall’economia circolare, in cui i materiali sono fruiti in una maniera diversa, con nuove modalità nella creazione del valore. Nuove modalità le quali devono permeare anche le smart city.

I vantaggi garantiti dal binomio tra città intelligente (e sicura, come abbiamo visto) ed economia circolare sono molti. Tra di essi riordiamo:

  • la possibilità di condurre all’emersione di agglomerati all’interno del quali la produttività economica sia prodotta dall’ottimizzazione delle risorse, l’eliminazione degli sprechi e la riduzione dei costi;
  • di sviluppare nuove opportunità di crescita e di business a sostegno di nuove competenze, con una rilevante crescita in termini occupazionali;
  • di aumentare la vivibilità all’interno delle città, migliorando la qualità dell’aria, riducendo drasticamente i livelli dell’inquinamento e aumentando il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini su una lunga serie di aspetti, in un’ottica di democrazia partecipativa;
  • aumentare la resilienza della città dando vita ad una capacità di produzione non solo locale, ma anche distribuita, in grado di sfruttare al meglio le nuove tecnologie digitali.

I principali progetti di smart city in Italia

Per quanto riguarda il nostro Paese, una recente indagine dell’Osservatorio Internet of Things mostra come ammonti al 42% la percentuale dei comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti i quali hanno deciso di avviare almeno un progetto di città intelligente nel corso dell’ultimo triennio, un dato leggermente in crescita rispetto a quanto era stato riscontrato nell’anno precedente.

La crescita non è però soltanto di carattere numerico, ma anche da un punto di vista della consapevolezza, confermando una crescente attenzione delle comunità verso questa complessa tematica.

In particolare c’è grande curiosità nei confronti del connubio tra Intelligenza Artificiale e Internet of Thing (IoT), il cui maggior esempio è rappresentato dal progetto per la gestione dell’irrigazione di parchi e verde pubblico a Firenze, in cui a stabilire le corrette quantità di acqua con cui deve essere irrigato il terreno sono le condizioni di umidità, le previsioni meteo e la bagnatura fogliare. Cui si va ad aggiungere la possibilità di individuare da remoto le eventuali perdite o rotture agli impianti, in maniera tale da consentire l’intervento degli operatori sul posto solo se effettivamente necessario.

Altro esempio caratterizzato da robuste dosi di innovazione è poi quello portato avanti a Verona. Nella città veneta, infatti, sono stati installati 160 semafori che hanno il compito di far scattare il verde in corrispondenza dell’arrivo delle ambulanze in codice rosso a 100 metri di distanza dagli impianti. Grazie alla loro utilizzazione è possibile non solo ridurre i tempi di intervento, ma anche evitare la possibilità di pericolosi incidenti in grado di mettere a repentaglio altre vite umane, oltre a quelle delle persone soccorse.

In aumento, nel nostro Paese, anche le iniziative che vedono impegnate più amministrazioni. Se Milano e Torino fanno da capofila in tal senso, anche piccole realtà come San Benedetto del Tronto sembrano muoversi in questa direzione. Anche se, all’atto pratico, non mancano ostacoli, sotto forma di risorse economiche non sufficienti, mancanza di competenze realmente adeguate e modelli di governo spesso inadeguati all’importanza di una tematica di questo genere.

In particolare, il primo aspetto potrebbe essere superato grazie ad una semplice analisi in grado di raffrontare la spesa ai benefici. Proprio l’Osservatorio Internet of Things ha sviluppato una serie di modelli in cui la stima dei costi e dei benefici viene applicata alla città di Milano. Dall’analisi in questione il risultato sembra non lasciare eccessivo spazio ai dubbi: tutti i progetti analizzati sono in grado di ripagare in termini di benefici in un arco di tempo non eccessivamente lungo, ovvero:

  • in 1-2 anni per quanto riguarda i progetti relativi alla gestione dei parcheggi;
  • in 2-5 anni nel caso della raccolta dei rifiuti;
  • in 3-5 anni per i progetti relativi all’illuminazione intelligente;
  • in 6-9 anni se il focus viene spostato sulle soluzioni di Smart Building in edifici pubblici.

A questa stima occorre poi aggiungere i vantaggi derivanti dalla concessione di migliori servizi alla comunità, in termini di sostenibilità e vivibilità. Basti pensare in tal senso che ogni cittadino milanese potrebbe ritagliarsi un risparmio equivalente a tre giorni all’anno solo in termini di ricerca di un parcheggio. Senza contare che in tal modo sarebbe possibile ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’ordine di oltre 60mila tonnellate di CO2 all’anno.

La Redazione

Mi chiamo Giuseppe e sono il fondatore di GreenYourLife, un blog pensato per fornire informazioni e consigli utili per uno stile di vita più sostenibile. Sono nato e cresciuto in uno dei posti più belli del mondo, la Sardegna, e sono sempre stato attento alle tematiche ambientali.

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