Si parla molto di polveri sottili, con particolare riferimento a quelle che assediano le città nel corso dei mesi invernali. Si tratta in effetti di un problema di vasta portata, alla luce della loro dannosità per la salute umana.
Andiamo quindi a cercare di capire meglio cosa siano e come sia possibile cercare di proteggerci da quello che, a tutti gli effetti, rappresenta un pericolo sempre più evidente.
Cosa sono le polveri sottili
PM10, PM1, micron o particolati: tutti questi termini vanno in pratica a descrivere le diverse polveri sottili presenti nell’aria che respiriamo. Si tratta, in buona sostanza, dell’insieme di sostanze, materiali e particelle sospese in aria derivanti sia da sorgenti naturali che dall’attività dell’uomo. Tra le seconde occorre ricordare in particolare il riscaldamento degli edifici, il gas di scarico delle auto e le attività industriali.
Rappresentano l’inquinante più diffuso attualmente nelle città e sono in grado di produrre non pochi danni alla salute, venendo inalate e penetrando in profondità nei polmoni, sino a giungere in alcuni casi negli alveoli polmonari ed entrare direttamente nel flusso sanguigno.
In particolare, PM è l’acronimo di Particulate Matter o Materia Particolata, termine con cui si intendono particelle molto piccole, mentre il numero che segue è collegato alla loro dimensione: i PM10 hanno un diametro più grande rispetto ai PM1, poiché nel primo caso la dimensione è inferiore a 10 micron, millesimi di millimetro, mentre nel secondo si attesta a un diametro inferiore a 1 micrometro. Per capire meglio i termini della questione, basterà ricordare che un capello umano vanta un diametro tra i 50 e 70 micron, mentre un granello di sabbia raggiunge circa 90 micron.
Da cosa e chi sono prodotte le polveri sottili
Come abbiamo già ricordato, le polveri sottili possono essere prodotte da fonti naturali o antropiche, ovvero essere create dall’uomo.
Tra le seconde, l’attenzione si va ad appuntare ormai da tempo sulle polveri sottili prodotte dalle automobili, tanto da spingere periodicamente le autorità amministrative delle grandi città a cercare di ovviare al livello troppo alto dell’inquinamento atmosferico vietando loro la circolazione. Il fenomeno si verifica soprattutto in coincidenza dell’abbassarsi delle temperature e dell’assenza di precipitazioni, quando le polveri sottili tendono ad accumularsi sul terreno rimanendoci per giorni.

Al trasporto urbano si va poi ad aggiungere l’incidenza degli impianti di riscaldamento. Caldaie, camini e stufe a pellet, in particolare, sono in grado di disperdere nell’atmosfera notevoli quantità di fumo e fuliggine, che vanno a mixarsi con il prodotto del traffico.
Non manca inoltre il particolato prodotto da attività industriali e centrali termiche, cui si aggiungono le polveri sottili prodotte dagli allevamenti intensivi, in particolare solfato e nitrato d’ammonio. In pratica, ogni attività in cui ha luogo la combustione è in grado di rivelarsi una minaccia per la qualità dell’aria circostante.
Nel caso delle fonti naturali, tra le maggiori fonti di polveri sottili occorre annoverare gli incendi boschivi, l’erosione terrestre, l’attività vulcanica e il l’aerosol marino, definizione con la quale si va a indicare il mix prodotto da terra, sale, e polveri alzate dal vento. Gli eventi naturali, proprio in quanto non prodotti dall’uomo, rappresentano un grave pericolo, poiché non esiste il modo di governarli, andando di conseguenza a produrre concentrazioni estremamente elevate di particolato, in archi temporali molto ristretti.
Quali sono i rischi per la salute e i danni prodotti su di essa dalle polveri sottili?
La grande attenzione che ormai da decenni è riservata alle polveri sottili deriva in particolare dalla notevole pericolosità che le caratterizza proprio in ragione della dimensione estremamente ridotta. È esattamente questo il motivo per il quale sono in grado di bypassare le difese naturali messe in atto dal nostro organismo e andare a insidiare non solo i polmoni, ma anche il flusso sanguigno.
Se il particolato grossolano per effetto delle sue dimensioni superiori ai 10 μm non può penetrare all’interno del tratto respiratorio, il discorso muta profondamente nel caso del PM10. Essendo quest’ultima una polvere inalabile, la diminuzione dimensionale a cui è sottoposta la mette in grado di oltrepassare l’apparato difensivo messo in atto dal nostro organismo per depositarsi nei bronchioli e negli alveoli, per poi concludere la sua opera entrando in circolazione nel sangue.
Non è però questo l’unico pericolo rappresentato dalle polveri sottili. Trattandosi di particelle praticamente non individuabili ad occhio nudo, si tramutano in un’insidia ancora più forte, poiché troppo spesso se ne rileva la presenza soltanto una volta che abbiano portato avanti le loro devastazioni.
Proprio questo è il motivo che spinge le istituzioni a cercare di mettere in guardia l’opinione pubblica in relazione alla pericolosità dell’aria che respiriamo ogni giorno. Non solo quella in ambienti esterni, ma anche l’aria di cui disponiamo all’interno delle abitazioni, che è in alcuni casi addirittura più inquinata.
Quali sono gli effetti sulla salute?
Gli effetti prodotti sulla nostra salute dalle polveri sottili sono in effetti molti. La loro concentrazione e la conseguente inalazione è in grado di avere un impatto di rilievo sul nostro organismo. Tra i tanti vanno sicuramente ricordati l’irritazione a occhi, naso e gola con conseguenti problemi di respirazione, i frequenti mal di testa, il livello elevato di stanchezza e l’impossibilità di concentrarsi a lungo.
Naturalmente non tutti hanno la stessa reazione di fronte ad esse. Sul lungo periodo, ad esempio, il contatto con questi inquinanti è in grado di tramutarsi in malattie più gravi. In particolare, gli studi epidemiologici condotti sono riusciti a evidenziare associazioni tra le concentrazioni del PM10 e un incremento di mortalità e ricoveri ospedalieri collegati alle malattie a carico dell’apparato cardiaco e respiratorio. Tanto da spingere l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) a inserire le polveri sottili tra i cancerogeni di gruppo 1, in cui sono inclusi gli agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo.
Va poi aggiunto come siano proprio gli studi condotti nel corso del tempo a dimostrare come nel vecchio continente ogni anno ben 500mila decessi siano da collegare all’inquinamento atmosferico. In questo quadro, particolarmente preoccupanti sono proprio i dati relativi al nostro Paese, ove si registrano ben 90mila decessi prematuri e 1.500 decessi per milione di abitanti. Di questi 1.116 sono da attribuire al particolato PM2,5. I dati in questione sono riferibili ad uno studio risalente al settembre del 2017, condotto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Enea e le Ferrovie dello Stato Italiane.
Polveri sottili: la soluzione non è rinchiudersi in casa
Se qualcuno pensa che la maniera migliore per proteggersi dal particolato e dalle altre polveri sottili consista nel rinchiudersi all’interno della propria abitazione, occorre sottolineare che non è assolutamente questo il modo migliore per farlo.
Il motivo di questa affermazione è da ricercarsi nel fatto che in pratica l’aria interna è a sua volta ben cinque volte più inquinata di quella esterna. Cambiano in effetti soltanto la quantità e i tipi di contaminanti, in quanto a polveri sottili e inquinanti esterni provvedono ad aggiungersi quelli che sono tipici degli ambienti interni.
Va poi sottolineato come gli inquinanti esterni vengano intrappolati negli ambienti interni andandosi in definitiva ad accumularsi. Una tendenza diventata ancora più forte con il diffondersi di infissi che limitano al massimo la possibilità di giovarsi del ricambio di aria assicurato da correnti indesiderate.
E, ancora, occorre notare come sempre all’interno delle abitazioni vengano ad essere rilasciati inquinanti come quelli contenuti dai mobili, dalle vernici e da altri materiali edili che vi sono detenuti. Il tutto senza contare le attività umane le quali hanno luogo ogni giorno al loro interno. Si pensi in tal senso alla pulizia della casa, alla cottura dei cibi e all’utilizzo di impianti per la climatizzazione dell’aria, tutti implicati nel rilascio di inquinanti di vario genere.
Per capire meglio l’incidenza di tutti questi processi sulla nostra salute, basterà ricordare che nei Paesi maggiormente sviluppati l’organizzazione sociale spinge le persone a trascorrere circa il 90% del proprio tempo al chiuso. Non solo quindi in casa, ma anche negli uffici, nelle scuole o negli esercizi commerciali. Un dato il quale fa comprendere come sia necessario iniziare a riporre maggiore attenzione nei confronti della qualità dell’aria anche negli ambienti chiusi, per non dover pagare dazio in termini di pubblica salute.
Quali sono le categorie più a rischio
Se le categorie più a rischio sono rappresentate da bambini, donne in stato di attesa e lavoratori, occorre comunque sottolineare come chiunque possa essere colpito. A rendere più elevato il rischio per le stesse è il fatto che si tratta di coloro che passano il maggior tempo all’interno di ambienti indoor, ove le particelle derivanti dagli oggetti disseminati negli interni si sommano a quelle provenienti da fuori.
Nel caso dei bambini, possono essere esposti alle polveri sottili già nella delicata fase della crescita. In questo periodo i danni si possono evidenziare sotto forma di un ritardo nella crescita polmonare , nel rallentamento dello sviluppo cognitivo e sotto forma di asma. Ad aggravare la situazione è anche il fatto che i piccoli hanno una frequenza respiratoria rispetto agli adulti. Non avendo un sistema ancora del tutto sviluppato, possono risentirne in termini di allergie. In particolare, un bambino a parità di peso con un adulto mangia cinque volte di più, assume quattro volte più liquidi e respira il doppio.
Per quanto riguarda le donne, la gravidanza le espone in maniera in maniera particolare al pericolo di respirare polveri sottili. In particolare, il rischio è che l’esposizione alle sostanze inquinanti possa riverberarsi sulla tiroide e sul sistema ormonale della gestante. Secondo l’Associazione culturale pediatri, il processo di sviluppo del cervello del piccolo potrebbe risentirne in maniera evidente.
Infine, i lavoratori che esercitano attività di ufficio e all’interno di spazi chiusi in genere, ad esempio quelli posizionati all’interno di scuole e strutture sanitarie. In questo caso sono molte le fonti di inquinamento da tenere presenti, come le macchine da ufficio, in particolare fotocopiatrici, stampanti e fax. Questi macchinari, in particolare, possono esporre i lavoratori che li utilizzano a metalli pesanti e ozono. Sotto accusa è soprattutto il nero fumo, che può essere inalato oppure assorbito tramite contatto con la pelle.
Polveri sottili, la situazione in Italia
Quale è la situazione in Italia, per quanto riguarda le polveri sottili? A delinearla è stato di recente il report annuale “Mal’aria di città 2021”, pubblicato da Legambiente.
Al suo interno, l’associazione ambientalista ha tracciato un duplice bilancio sulla qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia nel 2020, provvedendo a stilare sia la classifica delle città fuorilegge per avere oltrepassato i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10), sia quella delle città che a loro volta hanno superato il valore medio annuale per le stesse che è suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), il quale indica in 20 microgrammi per metro cubo (µg/mc) la media annuale che non si dovrebbe varcare (contro quella di 40 µg/mc prevista dalla legislazione europea).
Il quadro che emerge dal rapporto può in effetti essere considerato molto preoccupante. Nel corso del 2020, infatti, sono stati ben 35 i capoluoghi di provincia che hanno superato almeno con una centralina il limite previsto per le polveri sottili, ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo. Oltre un terzo, perciò, di tutti quelli dislocati lungo il territorio nazionale.
La maglia nera all’interno della graduatoria spetta a Torino. Il capoluogo sabaudo, infatti, ha valicato i limiti per ben 98 volte. Un triste primato insidiato da Venezia con 88 sforamenti, da Padova con 84, da Rovigo con 83 e da Treviso con 80.
Milano, a sua volta, si trova proprio ai piedi della Top Five, con 79 sforamenti, seguita da Avellino e Cremona, che sono riuscite a contenersi a 78 giorni. Nelle prime dieci posizioni troviamo poi Frosinone, con 77 giorni di sforamento, Modena e Vicenza, appaiate a quota 75.
Ad ulteriore testimonianza di una situazione che può essere considerata fuori controllo, occorre poi ricordare le due procedure di infrazione decise dall’Unione Europea per il mancato rispetto dei limiti normativi indicati dalla Direttiva europea per il Pm10 e gli ossidi di azoto. Senza contare la lettera arrivata nel passato novembre, con la quale veniva annunciata la costituzione in mora da parte della Commissione europea a causa delle eccessive concentrazioni di particolato fine (Pm2,5). Poiché le misure adottate dal nostro governo per ridurre le criticità in questione sono state reputate insufficienti, ora l’Italia dovrà rispondere nel merito.
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